L'incredibile caso dello Stoccareddo: si chiamano tutti Baù!
Vai alla galleriaLo Stoccareddo nel 1995, l'anno della prima fondazione (foto di Flavio Baù).
Stoccareddo fa rima con Baù. Ha dell’incredibile quanto accaduto nell’ultima partita del Trofeo Veneto di Seconda categoria: il club vicentino si è presentato con titolari, panchinari, allenatore e dirigenti… aventi tutti lo stesso cognome. Ecco la formazione schierata contro il Colceresa: 1) Baù Filippo, 2) Baù Omar, 3) Baù Loriano, 4) Baù Mattia, 5) Baù Mirko, 6) Baù Domenico, 7) Baù Jhonny, 8) Baù Federico, 9) Baù Mauro, 10) Baù Loris, 11) Baù Matteo. Allenatore: Baù Sandro. In panchina: 12) Baù Marco, 13) Baù Gabriele, 14) Baù Matteo, 15) Baù Fabio, 16) Baù Roberto, 17) Baù Mattia, 18) Baù Nicola. Dirigenti: Baù Thomas, Baù Rinaldo, Baù Rienzo, Baù Detlef, Baù Riccardo, Baù Moreno, Baù Juri.
«Domenica abbiamo schierato tutti i Baù perché volevamo farlo per una volta e per la nostra storia», fanno sapere da Stoccareddo, paese vicentino di 400 anime nel comune di Gallio, di cui l’80% porta il cognome Baù. Una storia cominciata con la prima fondazione del 1995. Anche all’epoca la squadra aveva la stessa caratteristica, essendo composta prevalentemente da giocatori di Stoccareddo, più qualcuno dai comuni limitrofi dell’Altopiano. L’allenatore di allora, altro caso particolare, si chiamava Frigo Vincere. Vincere di nome e di fatto: in quella stagione il club vinse subito il campionato dopo un emozionante testa a testa con il S. Eusebio, sorpassato alla penultima giornata. L’anno successivo si iscrisse in Seconda categoria e arrivò alla soglia dei playoff. Il terzo anno si salvò, ma l’anno dopo sparì, complice la fusione con il Gallio. Anche in quel triennio il cognome Baù spadroneggiava nella rosa, seppur non come adesso.
Arriva quindi l’estate 2012. Alcune vecchie glorie, in particolare l’attuale presidente Roberto Baù, si adoperano per rifondare lo Stoccareddo. Tutti i Baù del paese rispondono all’appello fin da subito. Alcuni tornano a giocare, altri si liberano dalle loro compagini. Quindi la squadra riparte dalla Terza categoria di Bassano del Grappa, e qui vince il campionato al primo tentativo, arrivando anche in finale di coppa (persa con il Fellette). I “non Baù” erano 7, mentre il picco di Baù si registrò nella partita con la Cogitana, dove ne furono schierati 10 nell’undici iniziale: vale a dire tutti tranne il portiere Marini.
Quest’anno la società si è iscritta in Seconda categoria e nella denominazione porta il nome dello sponsor Centro Stend. Ora i “non Baù” sono 5. Si contano due Marini (residenti nella vicina Zaibena), uno Schivo (di Gallio), un Ruzzante (di Lusiana) e un Gheller (di Foza). Inevitabili le omonimie tra i Baù: è il caso dei due Matteo (uno dell’82 e uno del ‘92) e dei due Mattia (uno dell’89 e uno del ‘94). «Lo scorso anno qualche ammonizione è stata scambiata, ma nulla di grave», confessa Omar Baù, ex giocatore di Trento e Pinzolo, «Certo è che gli arbitri rimangono sbigottiti al momento dell'appello».
Il pubblico è di categoria superiore: «Si potrebbe dire che la domenica il paese è chiuso per calcio. Circa 200-300 persone ci seguono sempre, sia in casa che in trasferta, al punto che gli avversari fanno pagare 5 euro all’entrata invece che 3. Una passione palesata nella finale allo stadio Mercante, con oltre 700 paganti, trombe e fumogeni sugli spalti». Il campo di gioco è a Gallio, quello di allenamento a Sasso di Asiago. «Il nostro tallone d’Achille sono i costi per i campi», spiega Omar, «Una particolarità importante è che nessuno riceve nemmeno un euro a titolo di rimborsi spese. Ognuno gioca per puro divertimento e per star bene insieme. Anzi, all’inizio tutti hanno versato 120 euro per il materiale: da qui si capisce il nostro spirito».