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IL CALCIO che muore: per colpa di chi?

Inutile sempre sperare che “gli altri” risolvano le cose, gli altri siamo noi!

Tutti parlano di un calcio malato. Di un calcio che non esiste più. Nostalgici e malinconici di una generazione che dice di aver vissuto l’epoca della “passione”. Si generalizza sempre su tutto, dando la colpa a destra e a sinistra, ma un esame di coscienza ce lo dovremo fare un po’ tutti.

Il calcio passione, sinceramente, io l’ho visto molto poco. Sono sempre girati soldi nel calcio, ci sono sempre stati gli speculatori e gli approfittatori, quelli che ci guadagnavano anche nei dilettanti.

L’unica differenza tra ieri e oggi, è che oggi i soldi sono finiti, anzi è da un po’ che ne girano molti meno di qualche anno fa, ma in molti non si sono arresi alla realtà e come diceva mio nonno: “i soldi fanno soldi, i debiti fanno debiti”! 

Continuare a lamentarsi e a criticare un sistema, credo servi a poco, non miglioreranno le cose. Giusto denunciare certe situazioni, ma alla fin fine ho sempre visto troppa arrendevolezza e troppa poca voglia di lottare per un calcio migliore. Tutti che parlano, tutti che scrivono, tutti che sparano sentenze, offendono, imprecano, ma non sento e non leggo soluzioni. 

Allora mi viene da pensare che siamo tutti complici di questa situazione, perché “lavorare” gratis è una scelta, allenare e giocare gratis è una scelta, inutile lamentarsi dei mancati rimborsi se poi si continua per mesi ad andare e non si prende posizione, le Amministrazioni Comunali che erogano contributi (soldi dei cittadini) ad Associazioni che non mantengono fede agli impegni delle convenzioni, lasciando impianti andare in malora è una scelta, Enti che forniscono servizi di luce, acqua, gas che non staccano contatori, come capiterebbe ad un normale cittadino che non paga le bollette è un scelta, genitori che per comodità di tempi e trasporti continuano ad affidare i propri figli a società che non ha personale competente, non garantisce servizi adeguati è una scelta, una federazione e un LND che a fronte di tutte queste difficoltà economiche chiude gli occhi e non modernizza la regolamentazione, non impone nessuna tutela, non chiede nessun impegno concreto, che continua ad accettare iscrizioni di società che sono sulla bocca di tutti per le difficoltà è una scelta, il settore tecnico che continua, sempre per quote, a fare corsi su corsi, che ormai ci sono più patentati che giocatori da allenare, è una scelta, le associazioni di categoria (allenatori e giocatori) che, specie nei dilettanti, non lottano per tutelarli è una scelta, fare i Presidenti è soprattutto una scelta, mica hanno la pistola puntata addosso e le lacrime di coccodrillo che scendono ogni anno, non fanno più impressione a nessuno.
Anche l’IGNORANZA è una scelta.

Quanti giocatori, quanti allenatori, quanti dirigenti ignorano tanti equilibri e tante dinamiche del calcio, tanti regolamenti, tante norme. Quanti pochi dicono realmente come stanno le cose loro vissute. Parlano in generale. Senza mai esporsi direttamente.
Per professionalità o per paura di essere fatti fuori dal giro? Quanti fatti vengono nascosti, coperti, riportati solo a frangenti. Tutti siamo complici se accettiamo il sistema. Nessuno si può lamentare se poi non ha il coraggio di agire. Inutile sempre sperare che “gli altri” risolvano le cose, gli altri siamo noi

Sorrido spesso leggendo post sui social network di amici e conoscenti, perché da anni scrivono le stesse cose, ma da anni si fidano e prendono le stesse cantonate e allora di cosa stiamo parlando?

Il calcio sta morendo: ma per colpa di chi?
Il problema è che, pochi o tanti, i soldi fanno comodo a tutti, altro che passione, perché se di questa si vivesse non ci sarebbero tutte queste polemiche ipocrite, e allora ragioniamo sulla realtà e chiediamo delle garanzie, che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.
O scegliamo il volontariato, così sappiamo di che morte dobbiamo morire, niente polemiche, niente mugugni, niente di niente e vissero tutti di passione e contenti: per me utopia!  

 
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  Scritto da ZZZ ZZZ il 18/12/2014
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