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Campionati e Risultati: NAZIONALI REGIONALI    

SIAMO TUTTI VITTIME E CARNEFICI: tanto prima o poi gli altri siamo noi

Titolo forse un po’ forte, ma nella sostanza, vedendo quel che succede, non poi così fuori contesto. L’attenzione vorrei porla su una questione risaputa e che a tutti sicuramente è successa: ascoltare addetti ai lavori in privato, sentire le loro versioni, i loro giudizi, le loro critiche, difficoltà, anche giustificazioni e alibi a volte, per poi scoprire un’altra realtà “ufficiale”, quella della stampa, dei comunicati ufficiali, quella delle parole sempre benevole, piene di ringraziamenti, di stima, di elogio e auguri per il futuro.  
Avviene da una parte e dall’altra. Da chi è “vittima” e da chi è “carnefice”. La verità non esce mai. Ma la si sa tutti.
Poi però ci identifichiamo con un certo Charlie (je suis Charlie) che la maggior parte di noi credo che fino a qualche giorno fa non sapesse neanche chi o cosa fosse. Noi siamo i “Charlie” in privato, quindi “je suis” tutto fuorché Chiarlie. In privato denunciamo un sacco di cose, minacciamo tante azioni, in privato siamo tutti paladini di un CALCIO GIUSTO, meritocratico, onesto, puro.
E siamo paladini di questo calcio soprattutto quando SIAMO A CASA. Si perché è più facile e comodo dichiararsi “quelli fuori dal sistema”. Salvo poi avere di nuovo l’occasione e dimenticarci all’istante di tutto ciò di cui si aveva discusso, e diventiamo “gli altri”, quelli che fino al giorno prima non andavano bene. Si perché il sistema è quello, che ci piaccia o no. Se uno vuol lavorare nel calcio si deve adattare a dei concetti che sono universali, per quanto lo si voglia negare: soldi&vittorie si potrebbe intitolare il nostro calcio.
C’è chi ha provato a dire che senza soldi si può far calcio lo stesso, infatti sono a casa da qualche anno, non si muovono senza lo staff completo e guarda caso a cifre che non sono certo da miserabili. C’è chi dice anche che il gruppo, i tifosi, il contesto è fondamentale, però poi va sul mercato e si prende mica gli ultimi arrivati e combatte con una squadra fuori categoria (per cui ha i soldi e vince). Poi abbiamo i filosofi, quelli del divertimento, dell’arcobaleno e dello zucchero filato, che però si esaurisce col loro ciclo di uno, due anni perché dopo di loro ancora il sistema e finita l’attività di base, dove ancora è concesso che il calcio sia un gioco (ma anche no), la filosofia si esaurisce e si ritorna alla realtà, alla sostanza, alla praticità, allo scopo.
Nessuna idea, nessun concetto, nessun buon proposito viene condannato, anzi le frasi fatte, le visioni romantiche e l’abuso della parola “passione” riscuote ancora molti consensi, i falsi moralismi incantano i sognatori, quelli che nel calcio che “conta” avranno poco da dire, e allora parlano di mentalità, senza aver capito che questa è una delle poche cose che col calcio tecnico/tattico non c’entra nulla, e fanno confusione col “mentale” che è tutt’altra materia ancora.

E allora tornando ai nostri carnefici e alle nostre vittime, chi è l’una e chi è l’altra? Quando siamo l’una e quando siamo l’altra? Gli altri, prima o poi, siamo noi. E’ un continuo ribaltamento di situazione. Capita che finché siamo seduti sulla riva ad aspettare, qualcuno ci batte sulla spalla, ci invita ad alzarci e ci offre un’occasione, e fan culo anche la meritocrazia, se tocca a me. Allora del cadavere non c’importa più, e magari tra un po’ qualcuno aspetterà che passiamo noi, chissà … parliamo di pallone, gira! E mi raccomando il silenzio, l’omertà, e i vuoti di memoria, un bel sorriso e via per la prossima avventura. Je suis « un italiano vero » !  

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  Scritto da ZZZ ZZZ il 12/01/2015
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