Covid e settori giovanili. Ne parliamo con Valter Gava del Vittorio
Il responsabile del vivaio rossoblù: "Stiamo proseguendo con gli allenamenti individuali per motivi sociali, registriamo addirittura un aumento di presenze rispetto agli anni scorsi. Ma sia chiaro: questo non è sport. Spero che in primavera si possa ripartire almeno con i tornei"
Una delle fasce più penalizzate dal Covid è probabilmente quella dei giovani, costretti a rispettare severe restrizioni sia in campo che a scuola. Ne abbiamo parlato con Valter Gava (nella foto), da 4 anni responsabile del settore giovanile del Vittorio Falmec, dove si contano quasi 200 tesserati.
Qual è la situazione tra i giovani calciatori rossoblù?
“Tra l’anno scorso e questo, di certo non è il massimo. Stiamo proseguendo con gli allenamenti individuali per motivi puramente sociali. Lo scopo è di far sfogare in campo i ragazzi una-due volte alla settimana, in presenza del mister. Questo però non è sport, sia chiaro. È un modo per non isolarli a casa, dove vivono solo di Facebook e internet. Dai 2003 ai 2007 l’80% non va nemmeno a scuola, fanno la didattica a distanza. Li vedo in difficoltà”.
C’è il rischio di una disaffezione per il calcio da parte loro?
“In alcuni casi sì. Proprio la scorsa settimana abbiamo svolto una riunione con i genitori, che ci hanno chiesto di spronare i figli per venire ad allenarsi. Per qualcuno, infatti, l’assenza della partita e di un allenamento di squadra non è stimolante. Questi casi sono comunque una minoranza. Nel complesso registriamo addirittura un aumento di presenze agli allenamenti rispetto agli anni scorsi: ciò fa capire quanto bisogno abbiano i giovani di giocare”.
A livello logistico deve essere un grosso impegno gestire questa situazione per voi dello staff.
“Il protocollo va rispettato perché prima di tutto viene la salute. Misuriamo la temperatura, dividiamo i giocatori in gruppi e in diverse sedute (ore 15.30 e 17.30), vengono compilate le autocertificazioni e non si usano né spogliatoi, né pulmini. Ringrazio i genitori, bravi ad accordarsi per i trasporti. C'è chi arriva a Vittorio Veneto da Spresiano, Sacile e Pieve di Soligo. Abbiamo già avuto dei controlli delle autorità allo stadio, agiamo nel rispetto delle regole. Sono contento di come stiamo andando avanti, proseguiremo finché possibile. Ho la fortuna di avere una società e un presidente, Pierluigi Tonon, che ci tiene molto al settore giovanile. Mi supporta costantemente, concedendomi carta bianca”.
Ha la speranza di ripartire con l'attività calcistica vera e propria?
“Mi auguro che a marzo-aprile si possa ricominciare con qualcosa: o il campionato, o al limite con qualche torneo. Altrimenti sono due anni persi. Ribadisco che gli attuali allenamenti non sono calcio, trovano un senso perché hanno un’importanza sociale e fungono da valvola di sfogo”.
Crede che ci sarà un “vuoto” generazionale?
“Per i più giovani è difficile recuperare l’annata persa. Nelle prossime stagioni ci sarà quindi un buco di 1-2 anni, difficile da colmare”.