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Edizione provinciale di Treviso


Il mondo dei portieri raccontato da Diego Didonè

Intervista al preparatore della Fulgor Trevignano

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Uno dei ruoli più importanti all’interno dello staff tecnico è quello del preparatore dei portieri, figura che tuttavia si trova raramente sotto i riflettori. Per conoscerne meglio gli aspetti abbiamo intervistato Diego Didonè, 46 anni di Santa Cristina (Quinto di Treviso), attuale preparatore alla Fulgor Trevignano in Prima categoria e Juniores élite, dove in questa stagione allena Kevin Cimolin (classe 2002), Stefano Vallarelli (2000), Fabio Poloni (2007), Damiano Gallina (2007) e William Ofori (2005). Prima di appendere i guantoni al chiodo, Didonè in carriera ha difeso i pali di San Floriano e Ospedaletto fra le altre.

Diego, come è nata la passione per questo incarico?
“Ho smesso di giocare nel 2007. A propormi il ruolo di preparatore fu Gabriele Fassina (attuale DS della Godigese, ndr), all’epoca direttore sportivo del San Floriano, con Giovanni Pelligra allenatore e Sergio Soligo presidente. I primi che ho allenato sono stati Mauro Piovesan e Gianluca Tessaro. Poi sono entrato nello staff del Rossano di mister Antonio Martino, al Graticolato di Simone Ferlin, alla Godigese di Marco Fabbian, al Campetra di Alberto Liviero, al Badoere di Dino Tonin, e con Tonin anche al Loreggia – negli anni del Covid – e al Trevignano, dove ora c’è Simone Pavan alla guida tecnica. Questo è il mio terzo anno alla Fulgor”.

Il preparatore lavora in stretta collaborazione con l’allenatore?
“Sì, c’è una forte sinergia. Oltre a preparare i portieri, è importante relazionarsi con il mister anche sui giocatori di movimento, ad esempio per sapere se la difesa gioca a 3 o a 4, o per uno scambio di valutazioni sul prossimo avversario”.

Com’è cambiato il ruolo negli ultimi anni?
“Si è evoluto molto. Il portiere moderno adesso deve saper giocare con i piedi, riuscire a leggere la situazione in campo, uscire sulle palle alte, deve sapere di tattica e i movimenti dei compagni. Serve una conoscenza totale a 360 gradi, in passato invece dovevi 'solo parare', diciamo”.

Gli allenamenti come sono organizzati?
“Per quanto mi riguarda, pianifico innanzitutto la preparazione pre-campionato, poi un programma fino a Natale, uno per la sosta natalizia, e uno fino al termine della stagione. In questo periodo al martedì propongo un allenamento di forza esplosiva, che è la base del portiere, sempre abbinata al gesto tecnico. Al mercoledì, avvicinandosi alla partita, si fa maggiormente un lavoro situazionale e di tecnica: occorre infatti creare le potenziali situazioni che si possono incontrare in partita, anche a seconda delle eventuali informazioni raccolte sugli avversari. Il venerdì di solito è una rifinitura: si lavora sulla posizione in porta, con i piedi, si fanno un po’ di prese, qualche palla alta o rinvio”.

I rigori sono davvero una “lotteria” come si suol dire, oppure frutto di un allenamento?
“A mio avviso un rigore parato è quasi sempre un rigore sbagliato. Nel senso che se un rigore è tirato bene, difficilmente è parabile, anche se l’eccezione c’è sempre”.

È opportuno che l'estremo difensore faccia pure il capitano?
“Buffon l’ha fatto per vent’anni ad alti livelli e bene. Tuttavia nelle nostre categorie penso sia meglio che la fascia venga affidata a un giocatore di movimento, in modo da essere più vicino all’arbitro”.

L’altezza è un elemento imprescindibile?
“Più si sale di categoria, e parlo anche di Eccellenza e Serie D, più è necessario avere un fisico importante. Non a caso nelle Primavere l’altezza minima è di un metro e 88. Nelle altre categorie, diciamo dalla Promozione o Prima categoria in giù, non penso che l’altezza sia fondamentale: conta fino a un certo punto, ma si può sopperire”.

Un portiere famoso che stimi molto?
“Direi Gianluigi Buffon, peraltro classe 1978 come me. Nel 2006 arrivò secondo al Pallone d’oro, piazzamento raro per un portiere. Di lui ricordo in particolare tre grandi parate: quella con il coefficiente di difficoltà più elevato fu su Podolski della Germania nella semifinale del Mondiale 2006. Al secondo posto, la parata su Inzaghi contro il Milan nella finale di Champions League a Manchester del 2003. Infine la parata su Zidane nel 2006 contro la Francia. Per quanto riguarda i preparatori, oltre a Claudio Filippi che allenò Buffon, mi piace Gianluca Spinelli dell’Inter, ex PSG, dove ha fatto crescere Donnarumma”.

Un consiglio che dai a chi vorrebbe intraprendere il tuo ruolo?
“Oltre alla passione, che è fondamentale, credo sia importante la curiosità. Avere cioè il costante interesse ad aggiornarsi, a confrontarsi con gli altri preparatori e a guardare le partite. Più ci si aggiorna, più si migliora. I portieri hanno bisogno di essere motivati, negli allenamenti occorre cambiare e non usare sempre gli stessi metodi”.

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  • Diego Didone
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  Scritto da Alberto Zamprogno il 26/09/2024
 

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