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Tutela dei calciatori dilettanti? Ecco perchè non esiste...

E' periodo di mercato e le promesse delle società sono sempre dietro l'angolo...

Una tutela dei dilettanti non esiste semplicemente perché la Lega e la Federazione non ne hanno nessun interesse. Chi mantiene questo sistema sono le società, che pagano le quote iscrizione ai campionati e le relative spese per i tesseramenti di giocatori e dirigenti. Dall’eccellenza in giù, se si dovesse richiedere una qualsiasi forma di impegno economico concreto a garanzia degli impegni che la società si assume, sparirebbero moltissime realtà calcistiche, e con queste gli introiti al sistema che da esse ne derivano, con conseguenti riduzioni del personale e ridimensionamento di tutto il giro d’affari.

Tutto il resto è ipocrisia. Io sono arrivata a questa conclusione, che a mio modesto e umile parere è la più logica e semplice, altrimenti che mi convincano sul “calcio solo passione” e mi spieghino il concetto.

Perché se di sola passione parliamo, mi chiariscano come mai ogni anno e specie in questi periodi di “mercato” in ogni dove si leggono mugugni e movimenti di calciatori che lamentano il mancato rispetto degli impegni economici, da parte delle società.
Mi spieghino altresì come, in certe realtà dilettantistiche, un giocatore, un dirigente, un segretario, un responsabile, un direttore si possano permettere di fare questo a tempo più o meno pieno, e non pretendere un giusto compenso.
Mi diano una ragione per la quale tutte queste figure debbano lavorare per la gloria. Mi aiutino a chiudere non un occhio, ma tutti i sensi possibili e immaginabili, a discapito di una logica di business quale è il calcio, anche se dilettantistico.
In sostanza, non ci sono risposte, ci sono solo speranze. La speranza di trovare Presidenti seri, che mantengono la parola data e gli impegni assunti. Non c’è modo di ribellarsi in nessun modo, perché non ci sono contratti, non ci sono norme o regolamenti, non c’è la volontà di cambiare, di ridimensionare o modernizzare, ma tutti i tesserati “sono tenuti all'osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva” (art. 1 Codice Giustizia Sportiva). 

Cosa significa questo? Che non si ha neanche il diritto di interrompere l’attività sportiva, di non scendere in campo per protesta o “scioperare”, perché si rischia di incorrere in deferimento. Se non ti pagano, non essendoci contratti, loro non rischiano nulla, se te smetti di giocare, di allenarti perché non ti pagano, non sei leale, non sei corretto, non hai un’integrità morale, non sei onesto.
Però ATTENZIONE: “violazione dei doveri di lealtà, correttezza e probità sportiva di cui all’art. 1, comma 1 del C.G.S. in relazione alla disposizione normativa dell’art. 92, comma 1 delle NOIF, per essersi rifiutati – pur in costanza di valido vincolo di tesseramento ed IN ASSENZA DI COMPROVATO E LEGITTIMO IMPEDIMENTO - di partecipare”!

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  Scritto da ZZZ ZZZ il 09/12/2014
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