Sport e virus: l'intervista a Giuseppe Camporese, medico del Pozzonovo
"Per quanto riguarda i dilettanti, ritengo che la stagione debba necessariamente finire qui"
L’emergenza «Coronavirus» è prepotentemente entrata nella nostra quotidianità e le ripercussioni sul mondo dello sport sono già sotto gli occhi di tutti.
L'ufficio stampa del Pozzonovo ha approfondito l’argomento con l’autorevole parere di un esperto: il medico sociale Giuseppe Camporese, in servizio presso la UOC Angiologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, dirigente medico e professore a contratto all’Università di Padova.
1. Coronavirus e sport: qual è la tua opinione, da medico, sulla “convivenza” tra queste due realtà?
«Purtroppo la convivenza non è possibile, poiché da un punto di vista puramente clinico il virus aggredisce le vie respiratorie, rendendo impossibile qualsiasi tipo di attività fisica nelle forme medio-gravi (escludendo, ovviamente, i pazienti già ricoverati nelle terapie intensive). Inoltre, anche nei pazienti con forme lievi di infezione o in quelli asintomatici, l'attività fisica è sconsigliata perché potrebbe andare a compromettere e peggiorare un'eventuale insufficienza respiratoria. Teniamo anche conto che lo sport agonistico provoca una transitoria riduzione delle nostre difese immunitarie, che in questo caso sarebbe preferibile evitare. Da recenti studi, a cui anche noi a Padova stiamo fortemente contribuendo con un nostro protocollo, abbiamo scoperto un’enorme incidenza di trombosi venose in più distretti del corpo, che possono portare a complicanze severe tipo l’embolia polmonare: in questi pazienti potrebbe essere l’effettiva causa di morte, più che la polmonite virale di per sé».
2. Si può realmente pensare ad una ripresa dell’attività per la stagione 2019/2020 oppure è più plausibile uno stop definitivo?
«Se parliamo di calcio professionistico credo che, con le dovute e regolamentate misure protettive, la stagione verrà portata a termine. Per la serie A e le coppe, e probabilmente pure per la serie B, non penso ci saranno particolari problemi, ma le partite dovranno necessariamente essere svolte a porte chiuse. Ci sono in ballo troppi interessi commerciali, compresi i diritti TV, e con il fatturato che crea l'azienda-calcio non si potrà fare diversamente. A meno che non vi sia un’improvvisa recrudescenza dei contagi, che nel caso potrebbe spingere la Figc a percorrere strade diverse e prendere anche scelte impopolari che, da sportivo, non auspico. Ciò non toglie che la salute, logicamente, viene prima di qualsiasi altra cosa. In serie C la vedo un po’ più dura, perché parliamo di squadre con fatturati minori che magari hanno alle spalle aziende o sponsor che in questo momento non potrebbero garantire adeguate coperture economiche, salvo l'intervento diretto dello Stato. Qui non parliamo di Cristiano Ronaldo: la maggior parte degli atleti percepisce uno stipendio paragonabile a quello di un operaio specializzato, su cui si basa la loro famiglia e la loro stessa vita. Per quanto riguarda infine i dilettanti, ritengo che la stagione debba necessariamente finire qui: sarebbe troppo complesso riorganizzare e conciliare la disputa delle gare mancanti tra la ripresa degli allenamenti e le attività lavorative dei giocatori. Si garantisca perciò la promozione a chi era primo in classifica al momento della sospensione e non si retroceda nessuno, pensando ad organizzare normalmente la prossima stagione».
3. Allo stato attuale, c’è il rischio che possa essere messo a repentaglio anche il campionato 2020/2021?
«Non credo. Il virus farà il suo corso e l'infezione andrà progressivamente scemando. I dati scientifici che provengono dagli studi in corso hanno dimostrato che la diffusione del virus sia già dalle 10 alle 20 volte maggiore e che l'infezione stia decorrendo in maniera asintomatica per l'80% dei casi. In futuro i test sierologici potranno dirci quanti di noi, in Italia e nel mondo, hanno effettivamente avuto il contatto con il virus senza palesare sintomi. In questo senso, anche nell'attesa di un vaccino che probabilmente sarà disponibile entro i prossimi sei mesi, dovremo imparare a convivere con il virus per un po’ di tempo (ancora non quantificabile), adottando le misure sanitarie che abbiamo usato finora e che hanno consentito al Veneto, e in particolare a Padova, di affrontare l’emergenza sanitaria brillantemente e con estrema efficacia, ergendosi a modello gestionale a livello internazionale, come riconosciuto dalla stessa OMS».
4. Come uscirà il calcio dilettantistico da questa situazione?
«Con la profonda crisi economica che si verrà a creare spariranno molte squadre, tra fusioni e mancate iscrizioni. Difficilmente ci saranno problemi di organico per formare i nuovi gironi. Questa situazione porterà inevitabilmente ad un ridimensionamento degli investimenti e delle spese di gestione delle società. Per un certo periodo si tornerà probabilmente ad un calcio molto più basato sulla passione e sulla volontà di rimanere in un determinato gruppo di amici, che giocano per il piacere di stare insieme. In tal senso Pozzonovo è un'isola felice: sono in questa società da circa dieci anni e posso dire con certezza che lo “spogliatoio” è sempre stato un fiore all’occhiello, sia nei momenti felici che in quelli di crisi, al cui interno sono sempre stati risolti tutti i problemi. Tutto questo grazie al lavoro dei presidenti Zanchi e Tresoldi, del gruppo di dirigenti, del ds e mio grande amico Carlo Marzola e di tutto lo staff: da mister Sabbadin (e prima di lui mister Fiorin) a “Tatino” Favaro, dal nostro massaggiatore Nando Volpato al mitico preparatore dei portieri Mauro Scarparo, fino al “Prof” Samuele Piva. A Pozzonovo si sceglie prima l’uomo e la persona, poi il giocatore. La prova più tangibile è lo splendido gruppo di ragazzi che da dieci anni frequenta questo ambiente, con alcuni dei quali siamo amici da lungo tempo e ci frequentiamo pure fuori dal campo. Speriamo che nel prossimo futuro i nostri presidenti, malgrado il momento di crisi, abbiano ancora la voglia e la passione per divertirsi e far divertire con il Pozzonovo. Sognando traguardi come quello che abbiamo sfiorato appena dodici mesi fa, disputando gli spareggi nazionali per la promozione in serie D».
Ufficio stampa Pozzonovo