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Edizione provinciale di Treviso


Mauro Vecchiato, la malattia il calcio e la forza di non mollare.Mai!

nella foto mister Mauro Vecchiato 

La stagione sportiva 2012/2013 resterà nei ricordi di mister Mauro Vecchiato per sempre.
Non per quello che ha ottenuto sul campo, se pur soddisfacente, ma per ciò che ha condizionato fin dall'inizio la sua permanenza in panchina: una grave malattia.
Parte entusiasta Mauro, gruppo affiatato, già collaudato dall'anno prima, forte di un anno in più di esperienza sua personale, tutti i migliori propositi per cominciare quell'avventura. A settembre, se pur già in difficoltà per gli infortuni di qualche giocatore, lui si sente convinto che sarebbe stato un campionato che poteva giocarsi, che avrebbe detto la sua.  Da lì a poche settimane una brutta botta, di quelle che ti mettono in ginocchio, un pugno nello stomaco da toglierti il fiato e che dovrebbe farti vedere il calcio per quello che è: solo un gioco!

Per Vecchiato no! Lui il calcio è uno che lo vive da quando è bambino, lo respira, lo sente, e senza nessuna vergogna racconta che dopo quella diagnosi terribile, il suo primo pensiero è stato per la squadra, come riuscire a sistemare, ad organizzare tutto, non lasciar nulla al caso, non ha pensato ad altro. Michele Favaretto fin da ottobre si mette a disposizione e affianca il Mister fino all'ultimo, quattro giorni prima di entrare in ospedale, Vecchiato era ancora in campo, con i suoi "uomini".
La Società non lo abbandona, gli mette a disposizione tutto il tempo necessario: "noi ti aspettiamo".
Questo lo aiuta molto, gli da forza, come le dimostrazioni di affetto che gli arrivano dai suoi giocatori, dai suoi collaboratori, e, quasi sorpreso, anche dagli addetti ai lavori in genere, alcuni con i quali non ha mai avuto neanche grandi rapporti, ma che s'interessano, chiamano in Società, gli fanno portare messaggi e incoraggiamenti: tutto questo mondo lo circonda, lo rasserena, lo fa sentire parte di una grande famiglia.
Entra in ospedale, si opera e poi ... un periodo devastante per Mauro.
La solitudine, il dolore insopportabile da avere pensieri estremi fino a farla finita, non trova pace, non riesce a rimanere in quel letto, in quella stanza, in quell'isolamento: non sente l'odore dell'erba.

Illogico? Egoista? Una moglie, tre figlie, affetti famigliari, lavoro ... e lui ... e il calcio!

Il calcio si, al quale puoi riversare addosso tutto, quello che se pur ti ha dato tanto in quel fragile equilibrio di vittorie e sconfitte, ti ha anche tolto, e ti senti in credito. Quel pallone che se lo guardi ti sfida sempre, non gli fai pena, ti da sempre un'altra possibilità, t'invita a rialzarti.

Loro no, con gli affetti non si è in credito, pensare a loro fa troppo male, quasi rassegnazione, troppa disperazione, glielo leggi negli occhi, non puoi permetterti di pensare a questo quando si è devastati fisicamente e psicologicamente ... e quel verde, quel fango, quel profumo ... non fanno male, sanno di vita, odorano di rivincita.
Due mesi previsti di ospedale son troppi, Mauro decide di anticipare il suo ritorno a casa, e il 28° giorno dopo l'operazione, si fa dimettere. Torna in campo, quasi con la forza della disperazione, quell'esperienza gli ha cambiato la vita, la famiglia si, i veri amici, ma per trent'anni la sua priorità è stato il calcio, é da quel calcio che ha trovato la forza, gli ha dato tanto ... è stato vitale.

Mister Vecchiato, tra mille difficoltà finisce la sua stagione e si prende le sue soddisfazioni.
Ma non dimentica: "voglio dare indietro al calcio quello che il calcio mi ha dato, voglio riossigenarlo, adesso sono in debito io". "Mi sono preso un pò di tempo, è stata dura e prego ogni giorno il Signore di non farmi tornare indietro, che quel male non ritorni. Aspetto il campo, sto definendo i dettagli per la prossima stagione, ma con serenità. Penso di aver vinto la partita più importante della mia vita ... perdere non mi è mai piaciuto!"

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  Scritto da ZZZ ZZZ il 20/06/2013
 

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