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Mercato chiuso ma il San Vigilio Adria abbandona quattro giocatori...

Nella foto Marco Rocchi, laterale appiedato insieme ad altri suoi colleghi...

Condurre una campagna acquisti al di sopra delle proprie reali possibilità. Formare una rosa abbastanza ampia e iniziare comunque a lavorarci sopra. Poi, trascorso il primo mese di preparazione e individuati i giocatori che possono servire di meno alla causa… zac, un taglio e via. Una scusa banale e tutto il superfluo viene eliminato senza pietà. E poco importa se, nel frattempo, la finestra dedicata ai trasferimenti sia chiusa. I giocatori, vittime sacrificali scelte soltanto per far quadrare un budget che più rigido non si potrebbe, ne fanno le spese. E nel migliore dei casi restano a spasso almeno fino a dicembre. La trama, degna del miglior Machiavelli, non è quella usata nel gioco del fantacalcio. Bensì sembra essere un semplice malcostume del calcio vero. Parliamo di quello di casa nostra, quello dei dilettanti. E’ la tattica, ruvida ma efficace, a cui ricorrono sempre più di frequente alcune società polesane. L’ultima in ordine di tempo pare essere il San Vigilio Adria 1964, club neopromosso in prima categoria. Proprio venerdì scorso, 23 settembre (con la finestra trasferimenti chiusa già da una settimana) la società, nella figura del tecnico e diesse Sergio Andrea Casilli, ha infatti comunicato a quattro tesserati che non avrebbero più fatto parte della rosa. Ecco i loro nomi: Flavio Bonvicini (classe ’89, difensore centrale), Alessio Michelotto (classe ’84 esterno), Marco Rocchi (classe ’84, laterale) e Renè Pattaro (’91, centrocampista). Salvo poi, nell’imminenza di una gara casalinga importante, compiere un estemporaneo dietro front nei confronti di uno di loro, ovvero Rocchi. Tagliato, reintegrato eppoi tagliato in via definitiva, stavolta per (presunti) problemi comportamentali. Nel tentativo di far lumi su una questione assai controversa abbiamo raccolto il suo sfogo:

Marco Rocchi, ci spieghi che diavolo è successo nell’ultimo weekend?
“Tutto è iniziato venerdì sera quando il tecnico, Sergio Casilli, ha preso da parte me, Bonvicini, Michelotto, e Pattaro spiegandoci che, per un motivo o per l’altro, il budget di spesa era stato superato. Così occorreva effettuare dei tagli. E i silurati eravamo noi”.

Una scelta effettuata in base a quale criterio?
“Questo non ci è stato detto. Ci è stato soltanto comunicato che la società aveva deciso di tagliare noi e che da quel momento non avremo più fatto parte della rosa. Questa la prima versione del mister, poi cambiata diverse volte a suo piacimento nei giorni seguenti”.

Forse costavate troppo…
“Non è affatto questa la motivazione: i rimborsi spese di tutti e quattro, messi assieme, non arrivavano neppure a superare la soglia degli 800 euro. Calcolati per 8 mensilità ammontavano però a qualche migliaio di euro. Non molti, a dire il vero. Purtroppo però sufficienti a far sforare il budget”.

La vostra reazione?
“Lascio immaginare a voi la delusione. Li per lì io e Michelotto ci siamo arrabbiati parecchio, Bonvicini invece l’ha presa malissimo, era così dispiaciuto da scoppiare in lacrime”.

Poi l’improvviso dietro front…
“Finito l’allenamento il mister Casilli mi ha richiamato nel suo spogliatoio, spiegandomi che la decisione non era ancora definitiva e che solo per me forse poteva ancora fare qualcosa. Nel frattempo è passato Michelotto a salutare, ed il mister gli ha ribadito che per noi non si poteva fare più nulla e che gli dispiaceva che la società lo avesse costretto alla scelta. Una volta andato via Alessio, il mister si è rivolto a me invitandomi di non dire il vero al mio compagno altrimenti non avrebbe potuto salvare me dal taglio. Proprio il mister mi dice ‘ste cose? Proprio lui che per primo si rivolgeva a noi prima degli allenamenti e nel prepartita predicando di stare uniti, fare gruppo e esser una famiglia? Questo per farvi capire che persona sia il mister. Al tempo stesso mi ha poi chiesto se me la sentivo di rispondere alla convocazione. Così, pensando che in ogni caso sarebbe stato mio dovere onorare la maglia fino in fondo, ho detto di si”.

La maglia, già. Stando a quanto riportato da un noto quotidiano, l’avresti gettata a terra…
“Non è andata affatto così. Sono entrato in campo a 10’ dalla fine. Al triplice fischio ovviamente, s’è scatenata la festa. Eravamo tutti al settimo cielo per il primo storico successo del San Vigilio in Prima Categoria. Però in cuor mio sapevo anche che con ogni probabilità sarebbe stata per me l’ultima gara in giallorosso. Così uscendo dal campo mi sono tolto la maglia, l’ho baciata e l’ho posata per terra”.

Il presidente Valentino Sartori l’ha raccolta e l’ha portata con sè negli spogliatoi, furente…
“C’è stato un equivoco, comunque poi chiarito nei giorni successivi: a lui era stato riportato il falso e il giornalista evidentemente aveva voglia di metter altra benzina sul fuoco. Lo ribadisco perché voglio che tutti lo sappiano: non intendevo creare problemi e non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno, né tanto meno verso una maglia che ho sempre indossato volentieri. In ogni caso anche la società ha la sua colpa: ha permesso al tecnico di comportarsi in questa maniera, e di rovinare ‘lo spirito San Vigilio’ che avevo sposato l’anno scorso e in cui credevo fino a quel maledetto venerdì. Altre colpe, nei miei confronti, non hanno. Pagano l’inesperienza nella nuova categoria, dove servirebbe una solidità societaria che purtroppo non è ancora presente”.

Tornando al vostro ‘taglio’: decisione improvvisa oppure la cosa era già nell’aria?
“Già da un po’ avevo capito che qualcosa non funzionava. I miei rapporti col tecnico, da sempre molto fitti e confidenziali, si erano pian piano raffreddati. Ingenuamente gli avevo persino chiesto il perché di un simile comportamento. Poi venerdì ho capito la verità…”

Ma perché la società, nella figura del mister, ve l’ha comunicato solo venerdì? Non potevano farlo prima?
“Il tecnico Casilli ci ha detto che la colpa è stata sua (tranne poi ritrattare il giorno dopo) perché fino all’ultimo aveva provato a dissuadere la società. Quando, a suo dire, l’hanno messo con le spalle al muro obbligandolo a dirci cosa bolliva in pentola, era già tardi. Il calciomercato era ormai chiuso”.

E solo allora siete venuti a sapere che il vostro destino era invece già segnato da tempo…
“E’ così. Ne sono venuto a conoscenza soltanto dopo. In realtà il problema che mi riguardava era sorto già in agosto, nel corso di una riunione societaria piuttosto agitata. Il tecnico, a quanto mi è stato riferito, nutriva delle forti perplessità nei miei confronti ed era arrivato persino a mettere in dubbio la mia integrità fisica. Tutte falsità. Il mio ‘taglio’, stando alle parole sussurrate da un dirigente a un mio ex compagno di squadra, era già stato deciso ai primi di settembre. Il tutto quando la finestra trasferimenti era ancora aperta. E comunque in questi giorni ho avuto occasione di riparlarne con diverse persone dell’ambiente. E da tutti ho ricevuto la conferma che il mio taglio il mister lo aveva già deciso ad agosto”.

Se dovessi lanciare un appello, cosa ti sentiresti di dire ai lettori di Veneto gol?
“Vorrei far capire a tutti che non sono un ribelle, un sovversivo come hanno scritto. In cuor mio sono sempre stato fiero di vestire i colori del San Vigilio e credo che nè io, né i miei compagni abbiamo fatto nulla per meritarci tutto questo, anzi, siamo tra quelli che hanno contribuito al passaggio di categoria l’anno scorso. Ci hanno trattato malissimo, è innegabile, ma non serbo alcun rancore, soprattutto verso alcune figure della società che ci hanno dimostrato affetto in questi giorni. Chiedo soltanto di potermene andare, per rimettermi in discussione altrove. Sogno soltanto di trovare una squadra che creda in me. Stavolta senza inganni o false promesse. Un doveroso ringraziamento a tutti coloro che via sms, su facebook  o incontrandoli per strada mi son stati vicini e hanno dimostrato solidarietà e affetto nei miei confronti”.

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  Scritto da ZZZ ZZZ il 29/09/2011
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