Giorgione, vent'anni di presidenza per Antonello: dalla Terza alla D
"Il ricordo più bello? La promozione nell'anno del Centenario, ma anche lo scudetto con gli Allievi nel 2018. Posso contare su un ottimo staff"
Era il luglio 2000 quando Orfeo Antonello (nella foto) diventava presidente del Giorgione. La società era appena precipitata dalla C2 alla Terza categoria dopo il fallimento della gestione Auriemma. Da allora sono passati vent’anni esatti, durante i quali i rossostellati hanno scalato l’intera piramide del calcio dilettantistico fino alla Serie D. Nel 2001 erano già saliti in Seconda, nel 2002 in Prima, nel 2005 in Promozione, nel 2007 in Eccellenza e nel 2011 in D, per poi tornare in Eccellenza dove si trovano da un lustro.
Presidente, il ricordo più bello del suo ventennio di presidenza?
«Aver festeggiato la promozione in Serie D proprio nell’anno del Centenario 1911-2011: memorabile lo spareggio a Castelfranco contro il Cerea. In questi anni il Giorgione si è fatto la gavetta, conquistando tutte le promozioni sul campo: quando arrivai alla presidenza, ripartimmo dalla Terza categoria con alcuni ragazzi che facevano il campionato Primavera. Un altro apice è stato lo scudetto nazionale vinto nel 2018 con gli Allievi. La crescita del settore giovanile è stata costante, dopo averlo creato da zero».
Una scelta che non rifarebbe?
«Non ho rimpianti, rifarei tutto».
Un giocatore a cui è legato particolarmente?
«Senza sminuire nessuno, direi Andrea Gazzola (l’attaccante, castellano doc, si è ritirato nel 2017 dopo 17 stagioni con la maglia rossostellata, ndr). Ha dato tantissimo in termini di immagine, volontà e qualità. Ha scelto di rimanere sempre al Giorgione nonostante avesse altre opportunità. Di “Speedy” ce n’è solo uno».
E invece un allenatore che spicca sugli altri?
«Ne abbiamo cambiati diversi. Probabilmente il tecnico attuale, Stefano Esposito, è quello con cui abbiamo avuto qualcosa in più, sia nel settore giovanile – di cui riveste il ruolo di responsabile – sia a livello di prima squadra, visto che c’era lui in panchina anche nel 2011 alla sua prima esperienza con noi».
Ha intenzione di rimanere in sella?
«Questo periodo di difficoltà forse mi coinvolge ancora di più. Bisogna reagire alla questione Covid per non disperdere le energie finora investite sulla prima squadra e sul settore giovanile. Sono il primo a spingere per ripartire al più presto».
È difficile fare il presidente?
«Sì, soprattutto in questo momento anche per le responsabilità che ci sono. Inoltre occorre trovare gli equilibri con i giocatori e le famiglie. Per fortuna posso contare su uno staff di collaboratori di qualità, bisogna essere squadra. Insisto sempre nel dire che bisogna avere una base solida di dirigenti con cui lavorare a stretto gomito».