Lorenzatti appende gli scarpini: "Mi piacerebbe rimanere nel calcio"
Il centrocampista argentino classe 1986, in questa stagione al Favaro, ha chiuso l'altro ieri con la partita di Coppa. Carriera ricca di ricordi: dalla doppia promozione con l'Union Pro all'incredibile salvezza con il Cornuda Crocetta, passando per più campionati vinti
Vai alla galleriaCon la partita di Coppa giocata l’altro ieri, il centrocampista Federico Andres Lorenzatti ha chiuso la sua lunga carriera da calciatore. L’argentino classe 1986 dalla scorsa stagione giocava in Promozione con il Favaro (abita a Mestre).
“Ho vissuto in Argentina fino all’età di 17 anni”, ci racconta, “Sono arrivato da solo in Italia nel 2003, quando il Venezia aveva avviato un progetto attraverso il quale i direttori sportivi potevano visionare nuovi giocatori. Ricordo che con me c’era anche Martin Trinchieri. Da lì mi sono trasferito in Calabria, alla Vibonese in Serie D. Diverse invece le esperienze successive in Veneto: Spinea, Mestre, Favaro, Edo Mestre, Union Pro, Martellago, Cornuda Crocetta, Borgoricco, Ambrosiana Trebaseleghe, Albignasego e ancora Favaro”.
Ora la decisione di appendere gli scarpini al chiodo: “Purtroppo ho avuto tre operazioni al crociato e un’altra operazione al menisco. Le ginocchia non tengono più. A inizio stagione pensavo di farcela a terminare il campionato, ma mi sono reso conto che è giunto il momento di smettere”.
Campionati vinti? “Il primo fu a Spinea con mister Stefano Badalin. Poi al Favaro di Umberto Salamone con la promozione tramite i playoff. Abbiamo vinto il campionato anche all’Edo Mestre di Massimo Susic, all’Union Pro di Francesco Feltrin e al Martellago di Matteo Vianello. Ricordo con piacere pure il successo nella Regions’ Cup del 2013 ad Abano: con la selezione del Veneto (allenata da Fabrizio Toniutto) abbiamo battuto in finale la Catalogna”.
Momenti da incorniciare? “La doppia promozione con l’Union Pro dalla Promozione alla Serie D, ma anche l’incredibile salvezza al Cornuda Crocetta in Eccellenza: inizio di campionato pessimo, poi però un grande girone di ritorno con mister Marco Carretta ci ha permesso di conquistare i playout, dove abbiamo battuto il Portomansuè. Quella salvezza l’ho vissuta come la vittoria di un campionato, se non di più. Per fortuna fu anche l’unica volta in cui ho disputato un playout”.
Uno sguardo al futuro? “Gioco a calcio da quando avevo 4 anni, quindi vorrei rimanere in questo mondo. Ma non come allenatore, almeno per ora. Semmai come secondo allenatore, che in genere può avere un rapporto più confidenziale con i giocatori. Oppure come direttore sportivo. Vediamo se si presenteranno occasioni”.
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