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Campionati e Risultati: NAZIONALI REGIONALI    

Edizione provinciale di Venezia


E' un Renzo Ulivieri-show! Il presidente AIAC ospite a S.Dona' di P.!!

SAN DONA' DI PIAVE- Generalmente il lunedì per gli allenatori è giorno di relax e di riflessioni post partita della domenica. Quello appena trascorso è stato invece un lunedì insolito sia per loro che per tutti gli addetti ai lavori del calcio Sandonatese: infatti l’Assoallenatori del Veneto Orientale, presieduta da Roberto Schugur, ha organizzato una conferenza sul tema “Come è cambiato il calcio in questi ultimi 20 anni, nella preparazione e nei sistemi di gioco”, e per l’occasione è riuscita ad “ingaggiare” un relatore d’eccezione, il presidente dell’AIAC Renzo Ulivieri. L’evento, tenutosi all’Hotel Forte del ’48 di San Donà di Piave, ha visto la partecipazione, oltre che di diversi allenatori del Basso Piave, anche di giornalisti, dirigenti, calciatori e appassionati. 

Il discorso di Ulivieri, preceduto dagli interventi del vicesindaco di San Donà Alberto Gobbo (che ha consegnato al toscano il sigillo della città) e del già sopracitato Schugur, è durato due ore circa ed è stato suddiviso, per volere degli stessi organizzatori, in due parti: la prima in cui il capo degli allenatori si è attenuto al tema della conferenza e ha parlato dell’evoluzione che hanno avuto la tecnica e la tattica sul campo negli ultimi anni; la seconda nella quale Ulivieri ha attentamente ascoltato ed esaurientemente risposto alle domande dei suoi colleghi presenti in aula. 

Nell'intermezzo tra un discorso e l'altro è avvenuta la premiazione di tre allenatori della Sezione Veneto Orientale che si sono distinti nella passata stagione ovvero DIEGO ZANIN attuale allenatore Calcio VENEZIA ma nella scorsa stagione trionfatore del campionato di Seconda Divisione con il Treviso, CLAUDIO COLLETTO attuale allenatore della LIVENTINA GORGHENSE che ha vinto il campionato di Promozione e BRUNO FIORIN veterano della associazione che alla veneranda età di 76 anni allena nella Società CONCORDIA SAGITTARIA e è stato premiato per il suo impegno morale e sportivo nel calcio e anche nella associazione presieduta da Schugur.

L’ex mister di, tra le altre, Bologna, Torino e Napoli, ha iniziato il suo intervento elogiando le prestazioni e il gioco della Nazionale, che “con il suo calcio propositivo ha stupito i nostri critici all’estero, dove siamo conosciuti soprattutto per la mafia, la pizza ed il catenaccio e sta contribuendo al cambiamento del calcio italiano.”

Dopo questo elogio (senza dubbio meritato) per Prandelli e i suoi ragazzi, Ulivieri si è addentrato nel tema della serata: “Una ventina di anni fa si diceva che per fare gol non si dovevano fare più di cinque passaggi. Ciò era vero, perché i giocatori o non erano capaci o non erano stati addestrati a scambiarsi per più di cinque volte il pallone in maniera ragionata senza poi doverlo necessariamente lanciare lungo alla cieca. Il portiere non giocava, i centrali difensivi non giocavano, il mediano di contenimento nemmeno, il numero 10 voleva fare solo l’ultimo passaggio, il centravanti, invece che prendere parte alla manovra, stava rintanato in area di rigore attendendo il pallone giusto da calciare verso la porta. Ora la filosofia di gioco è decisamente cambiata: tutti gli 11 in campo devono giocare, tutti devono correre e sacrificarsi per la squadra. Anche i numeri 10: vi ricordate la Roma di Spalletti che giocava con un trequartista di corsa come Perrotta?
Gli attaccanti devono iniziare il pressing, i centrocampisti sono tenuti principalmente ad essere completi e a saper fare di tutto, dall’impostare all’interdire, dall’inventare all’entrare in tackle senza paura. Anche i difensori, oltre che a saper difendere, hanno il dovere di essere in grado di iniziare il gioco e, se gli avversari concedono loro spazio, di portare addirittura il pallone in avanti. Ai portieri ora non si insegna più solamente a parare, ma anche a lanciare lungo con precisione per cercare i compagni.
Spesso inoltre il portiere, quando uno dei difensori è fuori zona, può giocare molto alto a mò di ultimo difensore nel tentativo di tappare il buco e stoppare certe pericolose verticalizzazioni degli avversari; persino Buffon, che è senza dubbio un portiere cresciuto calcisticamente molti anni fa, si sta adattando a questa mentalità moderna. Ora un giocatore deve prendersi più responsabilità, è necessario abbia il coraggio di puntare l’avversario, l’abilità di muoversi e giocare il pallone in spazi più stretti, la consapevolezza che può e deve essere servito anche quando è marcato. Il calcio di domani si giocherà con squadre corte che muovono il pallone rasoterra e in spazi stretti alla ricerca del corridoio o del cambio di gioco che sorprenda gli avversari. E’ per questo che un sempre maggior numero di allenatori accorpano all’interno del loro staff dei colleghi di Calcio a 5: proprio perché nel Calcio a 5 i calciatori si muovono rapidamente in spazi stretti, con la palla tra i piedi e non buttano mai via il pallone
.”

Dopo questo interessante discorso, che ha evidenziato come anche un allenatore come Ulivieri, pur appartenente alla vecchia scuola (spesso “Renzaccio” ha utilizzato termini ormai superati come libero, stopper, mediano), abbia cercato di ammodernare la sua visione del gioco e il suo credo tattico, è arrivato il momento più atteso della serata: la lavagna tattica del mister. Ulivieri si è alzato dalla sua postazione oratoria e ha vestito i panni, di certo a lui più usuali, di allenatore, e ha spiegato all’attenta platea il corretto funzionamento della difesa a tre, prendendo come esempio l’applicazione proposta da Vincenzo Montella nella sua Fiorentina. “La difesa a tre è composta da due terzini-stopper e da un centrale difensivo. Montella, che stimo moltissimo, adotta un calcio molto offensivo ma ragionato. Ha saputo insegnare ai suoi tre difensori i segreti e le posizioni corrette per poter giocare l’uno contro uno con gli attaccanti avversari senza essere in difficoltà. In questo modo, tenendo solo tre uomini a protezione della porta, ha il maggior numero possibile di uomini che si dedicano alla fase offensiva. Certo, se non avesse dei centrocampisti così forti tecnicamente e abili a tener palla ciò non funzionerebbe perché la difesa sarebbe maggiormente sottoposta ai raid avversari. Ma, se voi guardate con attenzione le partite della Fiorentina, quando la squadra viola viene attaccata raramente va in difficoltà o prende imbarcate. Questo perché i terzini-stopper della difesa a tre assumono spesso una posizione intermedia tra i due avversari, coprendo il passaggio rasoterra e mettendosi in condizione di poter prevedere e recuperare su un eventuale passaggio alto.
Così Ulivieri ha esplicato la tattica della difesa a tre, avvalendosi dell’aiuto della lavagna. I colleghi ammirati hanno osservato, preso appunti e continuato a far domande, permettendo all’ex mister di esplicare altre situazioni tattiche illustri, come il recupero palla del Barcellona, o la verve degli esterni del Bari che era di Ventura.

Poi, solleticato da Schugur sull’argomento, Ulivieri ha ripreso i suoi attuali panni istituzionali parlando del caso Delio Rossi- Ljajic, che l’anno scorso stupì e divise il mondo del calcio. “Pur essendo amico di Delio, condanno il suo gesto. Badate bene, è stato provocato: il calciatore l’ha pesantemente offeso sia durante il cambio che dopo, mentre era seduto in panchina. Lì Rossi avrebbe dovuto reagire diversamente, usando maggiormente la testa e soprattutto non alzando le mani. Condanno fermamente il suo gesto, perché il mister, pur provocato, può e deve farsi rispettare in altri modi dai suoi giocatori. Soprattutto senza utilizzare la violenza. Ora Delio sta pagando le conseguenze di quel gesto, ha capito l’errore, ha scontato la squalifica e non ha ancora trovato squadra perché prima del 3 agosto (cioè il termine della squalifica) non poteva essere ingaggiato da nessuna società di calcio. Quindi posso dire che sicuramente non ripeterà più ciò che ha fatto.”

Dopo questa parentesi “istituzionale” Ulivieri ha poi chiuso la serata raccontando un interessante aneddoto sulla sua famosa lite con Roberto Baggio: “Il mio Bologna giocava a tre punte: due agivano larghe, Kennet Andersson era il centravanti. Il mio gioco offensivo si basava sugli accentramenti della punta esterna, che approfittava delle sponde di Andersson per poter andare a rete. Baggio, appena arrivato, mi chiese di cambiare modulo, perché si riteneva una seconda punta e non riteneva possibile che un attaccante esterno potesse riuscire a segnare partendo dalla fascia facendo il triangolo col centravanti. Per cui lo lasciai in panchina. In quel momento però ci fu il colpo di fortuna, visto che in quella partita riuscimmo a segnare proprio con la combinazione punta laterale- Andersson che ho descritto in precedenza. Quindi, grazie a quell'azione, Baggio si convinse che quel ruolo poteva andare bene anche per lui. Pensate se non ci fosse stato quel gol! Magari Roby non si sarebbe convinto di poter giocare largo in un attacco a tre, e forse non sarebbe riuscito a segnare così tante reti (ne fece 22, suo record in Serie A ndr)! Vi ho raccontato questo episodio curioso cari colleghi, per farvi capire che a volte la bravura non basta, ci vuole anche la fortuna!”

Chissà quanti allenatori presenti in sala hanno pensato che in quel momento i più fortunati erano proprio loro stessi, perché avevano avuto la possibilità di assistere a queste due ore di dibattito con il loro presidente. Non sappiamo a quanti di essi (e in che misura) sia piaciuta la serata con Renzo Ulivieri. Di una cosa però siamo certi: almeno per una volta il lunedì sera non hanno pensato ai problemi domenicali della loro squadra, ma hanno respirato calcio nel vero senso della parola, calcio ad alto livello.

Riccardo Marian
www.venetogol.it 

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  Scritto da ZZZ ZZZ il 05/12/2012
 

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